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Oggi, 20 maggio, è un giorno importante. La Giornata Mondiale delle Api è stata istituita nel 2017 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per aumentare la consapevolezza sul ruolo fondamentale delle api per la biodiversità e per l’umanità.

Il valore annuo della produzione agricola dell’UE che è direttamente legata agli insetti impollinatori è di 15 miliardi di euro. Circa l’84% delle specie coltivate e il 78% della flora selvatica dell’UE dipendono in parte dalle api, dai bombi, dalle vespe, dalle farfalle e dagli uccelli, mentre il 35% dipende esclusivamente dalle api. Questi piccoli insetti instancabili sostengono letteralmente l’intero pianeta con il loro volo: se le api scomparissero dal mondo, verrebbero a mancare oltre 300.000 specie di piante e la maggior parte del nostro cibo (Nick Hanley 2015) (Leonhardt S. D. 2013). Gli impollinatori sono una parte essenziale di qualsiasi ecosistema sano. Senza di loro, si ridurrebbe e alla fine verrebbe a mancare la diversità delle specie vegetali e tutti gli organismi ad esse correlati, con conseguenze per l’equilibrio ecologico, sociale ed economico, ad esempio la perdita dei raccolti comporterebbe una diminuzione dell’accesso stesso al cibo. Attualmente, la maggior parte dei dati riguarda le specie di api e bombo: in Europa, una su dieci è a rischio di estinzione (ISPRA 2020).

Pertanto, le api e gli altri impollinatori sono molto importanti per le reti alimentari e per gli ecosistemi, ma sono anche tra le specie più minacciate al mondo, principalmente a causa dell’attività umana. La loro sopravvivenza è minacciata dall’agricoltura intensiva e dall’uso di pesticidi, dalla perdita di biodiversità a causa dei cambiamenti climatici, che

possono modificare i tempi di fioritura, e dal cambiamento di destinazione delle terre, che altera la fragile equilibrio ecologico. Ciò crea le condizioni per la proliferazione di parassiti e patogeni. È un problema globale che coinvolge paesi di tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Russia al Brasile.

Secondo una ricerca condotta dai ricercatori dell’UCL e pubblicata sulla rivista “Nature”, il cambiamento climatico e l’intenso utilizzo delle terre agricole hanno già determinato una diminuzione del 49% del numero di insetti. La diminuzione delle popolazioni di insetti può essere dannosa non solo per l’ambiente naturale, in cui gli insetti spesso svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi locali, ma può anche danneggiare la salute umana e l’approvvigionamento alimentare, specialmente in caso di perdita degli impollinatori.

Il coautore principale, il dott. Tim Newbold (UCL Centre for Biodiversity & Environment Research), ha affermato: “Abbiamo già scoperto in precedenza che gli insetti impollinatori sono particolarmente vulnerabili allo sviluppo agricolo intensivo, poiché le aree coltivate intensamente ne contengono oltre il 70% in meno rispetto alle aree selvagge. Una gestione oculata delle aree agricole, ad esempio, la conservazione di habitat naturali nelle vicinanze dei campi coltivati, può contribuire a garantire che gli insetti vitali possano ancora prosperare”.

Pertanto, per proteggere gli insetti, in particolare gli impollinatori, è necessario intraprendere azioni immediate e concrete: preservare gli habitat naturali, rallentare lo sviluppo dell’agricoltura intensiva e ridurre le emissioni di inquinanti per mitigare il cambiamento climatico.

Affrontare questa sfida è compito di tutti. Possiamo contribuire alla prosperità degli impollinatori adottando alcune misure, come evitare di tagliare l’erba durante i picchi di fioritura, ridurre l’uso di pesticidi e piantare fiori ricchi di nettare nei nostri giardini per fornire abbondante cibo alle api. È anche importante sostenere l’attività degli apicoltori locali, ad esempio acquistando miele e altri prodotti apistici nei mercati locali.

Prendendoci cura degli impollinatori, possiamo preservare la diversità delle piante e garantire la produzione di cibo. La loro protezione è l’unico modo per garantire il nostro futuro.

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